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  • 标题:Autobiografia del luogo comune. In margine a una recente mostra di Andy Warhol
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  • 作者:Giovanni Solinas
  • 期刊名称:Elephant & Castle : Laboratorio dell'immaginario
  • 电子版ISSN:1826-6118
  • 出版年度:2007
  • 期号:0
  • 出版社:Università degli Studi di Bergamo
  • 摘要:"Avevo lo stesso pranzo tutti i giorni (zuppa e sandwich) per 20 anni, tutti i giorni. La stessa cosa sempre, suppongo. Qualcuno mi ha detto che la mia vita mi ha dominato. Mi è piaciuta quest’idea..." La frase campeggia, quasi a tutto muro, su una delle pareti espositive della mostra milanese dedicata ad Andy Warhol, ad esergo della sezione documentativo-biografica dell'allestimento1. Sono ormai celebri l'efficacia e la sapienza comunicativa delle sentenze dell’artista. Un medaglione di dichiarazioni non abbastanza esplicite, né sufficientemente banali per essere considerate slogan, ma d'altra parte incapaci di sottrarsi del tutto all'impressione dell'icastica pubblicitaria. E questo principalmente a causa del processo di mitizzazione mediatica che le ha irrigidite nella forma dell'icona. Sin troppo evidente, del resto, lo sforzo di Warhol di rendere la propria maschera (maschera che proprio l'epicizzazione in chiave pop del della sua filosofia per aforismi ha contribuito a disegnare) uno dei volti-mito in esposizione nella sua stessa galleria. La frase riportata in apertura, meno conosciuta, sfugge forse a questa dinamica, ma non sfugge invece chi la legge alla tentazione di avvicinarla comunque al meccanismo sospetto del messaggio-simbolo. La sua sintesi di elementarità ed apparente ambiguità, di ingenuità ed omissione, può certo far pensare alla confezione di una formula verbale strategicamente modellata sull'immagine vulgata dello Warhol allo stesso tempo bambino e guru, innamorato senza difese delle cose di cui il boom americano lo circondava ed insieme portatore dell'unico sguardo veramente capace di penetrare, incarnandolo, il mistero ottuso che avvolge la società dello spettacolo. Eppure la dichiarazione di Warhol, per la compresenza, al suo interno, del tema della ripetizione e di quello della passività, o forse grazie al legame che, per intenzione degli allestitori, essa stabilisce con le testimonianze reali, dirette dell'esistenza dell'artista, dà l'impressione di poter fornire in qualche modo una prospettiva forte sulla sua opera e sulla sua biografia (del resto è forse un altro risultato della mostra mettere definitivamente in evidenza come Warhol aspirasse a rendere la seconda uno degli più aspetti più profondi della prima).
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