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  • 标题:Seduti a lavorare attorno al fuoco: un tentativo di riconoscere aree di attività in una porzione di suolo d’abitato ben conservata a Riparo Tagliente (Verona, Italy)
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  • 作者:Diana Carolina Chavez ; Alfredo Donadio ; Fabio Cavulli
  • 期刊名称:Museologia Scientifica e Naturalistica
  • 印刷版ISSN:1824-2707
  • 出版年度:2017
  • 卷号:13
  • 页码:116-119
  • DOI:10.15160/1824-2707/1557
  • 语种:Russian
  • 出版社:Universitá Degli Studi di Ferrara
  • 摘要:Riparo Tagliente si trova in Valpantena nei Monti Lessini (Stallavena di Grezzana, Verona). Le ricerche archeologiche condotte dal 1962 hanno messo in luce una potente serie stratigrafica composta di due principali depositi. Il presente lavoro riguarda il deposito superiore formatosi nel Tardoglaciale, che documenta una frequentazione di lunga durata durante l’Epigravettiano recente (17.000-13.500 cal BP). Nello specifico si concentra sui livelli più recenti del settore sud della serie interna, ovvero l’area sottostante l’aggetto roccioso (datati a circa 14.500-13.500 cal BP), mentre i precedenti lavori si erano focalizzati sui livelli più antichi del settore nord (Fontana et alii 2008; 2009; in stampa). Poiché la maggior parte dei depositi localizzati nella parte interna del riparo furono rimossi in epoca medievale, questi livelli si sono conservati solo su un’area ridotta. Inoltre, risultano parzialmente disturbati da fenomeni post-deposizionali. In particolare, lo studio in oggetto riguarda l’US 616 che si trova in un’area adiacente a un focolare parzialmente distrutto. La conservazione di questa unità appariva eccellente con tutti i reperti ancora in giacitura orizzontale, sebbene si estendesse su un’area limitata di circa 1 mq, proprio all’imboccatura del riparo e a meno di un metro dalla sua volta. I reperti di maggiori dimensioni sono stati coordinati sul campo prima di essere raccolti. Si tratta di 258 reperti litici, 99 ossa, 29 ciottoli, 11 placchette calcaree, due delle quali con tracce di ocra; quelli più minuti sono stati recuperati durante le operazioni di setaccio e vaglio del sedimento proveniente da quadranti di 33x33 cm. Questo lavoro è finalizzato a impostare un protocollo metodologico per identificare i processi naturali e culturali responsabili della formazione di questa unità stratigrafica, che evidentemente corrisponde ad un lacerto di un più ampio piano di calpestio. Sia l’insieme litico sia i reperti osteologici dell’US 616 sono stati analizzati in toto, applicando rispettivamente un approccio tecno-economico e uno archeozoologico, successivamente integrati mediante l’analisi della distribuzione spaziale in ambiente GIS. L’insieme litico si compone di 240 manufatti diagnostici per la ricostruzione delle catene operative associati a 293 schegge inferiori ai 10 mm e 1486 frammenti indeterminati. Sul 30% dei reperti sono state identificate alterazioni termiche. La rilevante presenza di lame non ritoccate associata ad alcuni supporti ritoccati, suggerisce che questi elementi possano essere stati impiegati per attività domestiche condotte in quest’area. Le analisi funzionali per verificare il tipo di utilizzo di questi manufatti sono ancora in corso. Lo studio dei resti osteologici provenienti dall’US 616 ha riguardato sia i reperti coordinati sia quelli non coordinati. I risultati di queste analisi hanno consentito di stabilire che i resti di ungulati si sono accumulati in seguito ad un intensivo sfruttamento antropico delle carcasse finalizzato a macellare, disossare, disarticolare (strie e raschiature) e fratturare le ossa lunghe per recuperare il midollo (impatti e coni di percussione). Il cervo, seguito dal capriolo sono i taxa dominanti in questa US, essendo le prede più facilmente reperibili nelle zone limitrofe al riparo. Infine, sono state elaborate le mappe di distribuzione dell’industria litica e delle ossa per identificare possibili aree dedicate a specifiche attività utilizzando AutoCAD 2013 e il software open source QGIS 2.18.9 - Las Palmas. I dati sono stati acquisiti da ortofoto, planimetrie e files di coordinate oltre che da shapefiles creati durante precedenti lavori. Sebbene la superficie analizzata sia di ridotte dimensioni e ci imponga una certa cautela nell’interpretare i dati, sono state individuate alcune aree di concentrazione dei reperti litici, ossei e degli elementi combusti che suggeriscono un uso differenziato dello spazio verosimilmente da porsi in relazione con la presenza del focolare. Considerando la scarsa elevazione della volta rocciosa nell’area studiata e la presenza dell’area a fuoco è lecito ritenere che il deposito sia da riferire ad attività domestiche svolte da un piccolo gruppo di persone sedute intorno al fuoco, fonte di luce e di calore.
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